Errori comuni che gli artisti commettono inviando musica a playlist editoriali
Far entrare la propria musica in una playlist editoriale su Spotify, Apple Music, Deezer o Amazon Music può davvero cambiare il corso della tua carriera. Per gli artisti indipendenti, le playlist non sono solo un modo per raggiungere nuovi ascoltatori: spesso rappresentano un passaggio fondamentale per costruire una fanbase, attirare l’attenzione dei media e farsi notare da etichette e professionisti del settore.
La sfida? La concorrenza è spietata. Ogni giorno, i curatori ricevono centinaia o migliaia di invii da artisti di tutto il mondo. Solo una piccola parte delle tracce entra effettivamente nelle playlist, con stime che indicano tra l’1% e il 5%. Questo non significa che il restante 95% delle canzoni sia di bassa qualità: spesso gli artisti commettono errori evitabili durante il processo di invio.
Prima di analizzare gli errori più comuni, vale la pena chiedersi: perché i curatori rifiutano le tracce? Spesso la ragione non ha nulla a che fare con la qualità della musica. Piuttosto, riguarda il modo in cui la traccia viene presentata. I curatori ricevono così tante proposte che non hanno tempo di inseguire informazioni mancanti, decifrare pitch vaghi o ascoltare tracce che non si adattano al mood della playlist.
1. Metadati incompleti o errati
I metadati sono il “passaporto” della tua traccia: informano le piattaforme e i curatori su chi sei, di cosa parla la canzone e come dovrebbe essere categorizzata. Elementi chiave includono:
- Titolo della traccia
- Nome dell’artista
- Data di rilascio
- Genere e sottogenere
- Crediti (produttori, autori, collaboratori)
- Mood e tag descrittivi (es. energico, sognante, malinconico)
Se i metadati sono incompleti o imprecisi, la tua traccia potrebbe non apparire mai nelle ricerche corrette e dare un’impressione poco professionale. Ad esempio, etichettare una traccia Indie Folk come “Pop” potrebbe farla finire nelle mani dei curatori sbagliati. Allo stesso modo, escludere collaboratori con un proprio pubblico è un’occasione persa.
Di fatto, trovare collaboratori nell'ambito musicale è fondamentale per riuscire a creare musica di alta qualità e creare una buona rete di networking. Scopri le strategie per trovare nuovi collaboratori leggendo l'articolo completo sul nostro blog!
2. Scelta del genere o sottogenere errato
Attribuire un genere troppo ampio o sbagliato è un errore comune. Alcuni artisti credono che selezionare più generi aumenti la visibilità, ma in realtà può ridurre le probabilità di essere notati: i curatori cercano specificità e costruiscono playlist basate su mood e sonorità precise.
Esempi:
- Una ballata acustica con influenze folk non dovrebbe essere etichettata come “Pop”.
- Una traccia lo-fi house non va semplicemente etichettata come “Electronic”.
3. Pitch poco efficace o esagerato
Molti moduli di submission chiedono di “raccontare la tua traccia”. È un’occasione fondamentale che molti artisti sprecano. Gli errori più comuni sono:
- Biografie lunghe e generiche invece di descrivere la traccia
- Dichiarazioni esagerate tipo “Questo sarà il prossimo successo mondiale!”
- Pitch troppo brevi, senza contesto
I curatori leggono decine di questi pitch ogni giorno: non vogliono hype, ma chiarezza e autenticità.
Struttura efficace del pitch:
- Introduzione breve (chi sei e il tuo genere)
- Condividi qualcosa di specifico sul brano (ispirazione, mood, messaggio)
- Spiega perché si adatta a certe playlist, senza esagerare
4. Invio di tracce non definitive o di bassa qualità
Anche se può sembrare ovvio, molti artisti inviano demo o versioni non masterizzate. I curatori si aspettano audio di qualità professionale: una traccia non rifinita può essere scartata immediatamente.
Come garantire qualità professionale:
Mix e master secondo standard industriali
Esportazione in formati di alta qualità (WAV o FLAC)
Test su più dispositivi: cuffie, casse auto, smartphone
Gli studi Clockbeats offrono servizi di mixing e mastering professionale, assicurandosi che ogni traccia sia pronta per la submission e ottimizzata per le playlist editoriali.
5. Presenza digitale debole
La submission non riguarda solo la traccia: i curatori valutano anche la tua presenza digitale per capire se sei serio riguardo alla carriera. Controllano:
- Profilo artista su Spotify o Apple Music (bio, foto, contenuti visivi)
- Attività sui social (Instagram, TikTok, YouTube)
- Coinvolgimento del pubblico
Una presenza online debole o incoerente può ridurre le possibilità di essere inseriti. Al contrario, un branding forte mostra impegno e professionalità.
Gli elementi che saltano più all'occhio sicuramente sono:
- Foto e cover di alta qualità
- Bio chiara e coinvolgente
- Presenza costante su almeno 1-2 social
- Promozione attiva della traccia
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6. Ignorare tempistiche e regole di invio
Ogni piattaforma ha requisiti e tempistiche diverse: Spotify richiede almeno 7 giorni di preavviso, Apple Music ne consiglia 10, alcuni distributori 2-3 settimane. Inviare troppo tardi è uno dei motivi più comuni di rifiuto, anche per tracce eccellenti.
Conclusione
Ottenere spazio in una playlist editoriale è impegnativo, ma non impossibile. La maggior parte dei rifiuti non riguarda il talento, ma errori evitabili.
Rivedere attentamente i metadati, selezionare il genere giusto, scrivere pitch autentici, inviare tracce di qualità, rafforzare la presenza digitale e rispettare le scadenze sono passi fondamentali.
Collaborare con realtà professionali come i Clockbeats Studios può fare una grande differenza: dalla produzione e mastering alla consulenza sulla strategia digitale, i Clockbeats Studios accompagnano gli artisti in ogni fase per massimizzare le possibilità di successo nelle playlist editoriali e nella carriera musicale in generale.
Con la giusta preparazione e supporto professionale, ogni traccia ha la possibilità di essere ascoltata, apprezzata e inserita nelle playlist che possono davvero dare una spinta alla tua carriera musicale.